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SOLO SE SOGNATI

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Secondo i dati attuali dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata la Puglia è la quinta regione in Italia per numero di procedure di sequestro e confisca gestite dall’Agenzia nazionale, la sesta per immobili e aziende ancora nella sua gestione, ma la quarta per immobili confiscati e destinati agli enti locali e la quinta per numero di aziende confiscate e destinate. Sono 451 i beni immobili destinati in provincia di Brindisi, mentre altri 95 sono sotto la gestione dell’Agenzia. Inoltre, sono 13 le aziende gestite da quest’ultima e 25 quelle confiscate e destinate agli enti locali. A ognuno di questi numeri non corrisponde necessariamente un bene: essi identificano spesso una singola unità catastale. Nonostante ciò, la quantità di beni confiscati in Italia è molto alta e dal 1982 in costante aumento.

Nella nostra provincia ci sono molti esempi di questo tipo di beni usati sia per fini istituzionali che sociali. Alcuni di essi sono diventati importanti punti di incontro e sviluppo delle nostre comunità. A Mesagne ha sede la Coop. Soc. “Terre di Puglia – Libera Terra”, una delle 9 cooperative sociali del Consorzio “Libera Terra Mediterraneo” che, grazie all’impegno di Libera ma con un’organizzazione autonoma, partì nel 2001 proprio a Corleone con il primo riuso produttivo e sociale di terreni confiscati a Cosa Nostra.

Un pomeriggio d’aprile del 2017 notai un evento facebook dell’ExFadda di San Vito dei Normanni che diceva all’incirca così: “raccolta collettiva delle olive su un terreno confiscato: abbiamo bisogno del vostro aiuto”. Quando una domenica mattina arrivai lì, trovai un piccolissimo gruppo di persone con un paio di abbacchiatori elettrici e almeno il triplo di aste in alluminio di varia lunghezza.


Il lavoro da fare sopra le reti stese sul terreno era molto, ma Dylaver, l’esperto agricoltore albanese custode dei terreni, dirigeva quella dozzina di volontari con sorriso, energia e precisione, salvo cambiare il mio nome in “Pietr”. Sin dall’inizio, come referente di Libera, ci tenevo ad essere presente e a partecipare all’avvio di questa nuova impresa – in tutti i sensi – di apertura e rigenerazione. Notai che eravamo in pochi, ma pieni di entusiasmo!

Quando nel 2017 la Cooperativa Sociale “Qualcosa di diverso” vinse il bando per l’assegnazione dei terreni confiscati in contrada Paretone piccolo e Montemadre, sulla strada provinciale per Latiano, si resero conto di essere l’unica realtà nel territorio a voler tentare un’esperienza così impegnativa e incerta. Quando entrarono nei terreni trovarono migliaia di ulivi, molti dei quali secolari. Allora decisero di partire con la raccolta delle olive e con la produzione di un nuovo olio, che chiamarono “Manifesto”, e quei terreni divennero l’azienda agricola “XFARM”.

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Libera si mobilitò per sostenere la nuova iniziativa di riutilizzo sociale, quindi anche a livello regionale e nazionale prendemmo subito accordi per organizzare alcuni campi “E!State Liberi!”. È chiamato così, infatti, il progetto nazionale di “campi di impegno e formazione sui beni confiscati”, che, grazie all’impegno diretto di giovani e adulti, supporta concretamente le cooperative sociali e le associazioni che gestiscono tali beni. Chi vi partecipa viene formato sui temi dell’antimafia sociale e alla conoscenza dei territori coinvolti, attraverso incontri e testimonianze, ma anche tramite specifiche attività pratiche sui beni confiscati e in collaborazione con gli attori locali della rete di Libera.

È così che nel 2017 giovani di altre regioni hanno svuotato e ripulito, abbellito e trasformato un rudere abbandonato in campagna in un luogo di festa, musica e teatro, dove nel campo della scorsa estate ha debuttato lo spettacolo “Stoc ddò – Io sto qua” di Sara Bevilacqua e della compagnia teatrale “Meridiani Perduti”, che racconta la storia di Lella Fazio, madre di Michele, giovane vittima innocente dei clan baresi. È così che giovani e adulti della nostra provincia e di ogni parte d’Italia hanno riusato tubi di gomma gettati in una pineta come panchine dove riunirsi per pranzare e un uliveto come campeggio. Tutto ciò all’interno di un miscuglio tra E!State Liberi! e Manifesto Super Camp, in cui si è impastata letteralmente la terra con l’acqua e il cielo, mutando, attraverso l’architettura naturale, uno spazio vuoto in un luogo significativo di incontro e collaborazione. È così che giovani e persone di ogni età hanno portato presenza e partecipazione attiva su terreni che promuovono un cambiamento culturale, produttivo ed ecologico.


In mezzo una pandemia che purtroppo non siamo ancora riusciti a superare e la consapevolezza di dover stare più vicini a chi è in difficoltà, usando i terreni confiscati come orti comuni per autoprodurre cibo locale, biologico, solidale e sostenere alcune famiglie individuate dai Servizi Sociali sanvitesi. In mezzo pure il recupero dei vigneti e le vendemmie fatte di sorrisi e nuove conoscenze, un corso regionale di agricoltura sociale organizzato con Aim2001 e Terre di Puglia – Libera Terra, in cui il recupero e la valorizzazione dei terreni confiscati di XFarm si aprono alla sperimentazione di nuove pratiche agronomiche, paesaggistiche e sociali per rigenerare il territorio, la cultura e la comunità.

I beni confiscati sono dunque il frutto della visione di Pio La Torre e di quella collettiva venuta successivamente. Entrambe puntano a ridare dignità, libertà, bellezza e possibilità alle persone e al territorio. Una visione a volte utopistica ma incredibilmente lungimirante, che si realizza in ogni luogo in cui la memoria delle vittime innocenti delle mafie si trasforma in un Noi, fatto di speranza e impegno, individuale e collettivo, di cambiamento e bellezza. Perché, parafrasando Danilo Dolci, un territorio e una comunità crescono solo se sognati.

* Valerio D’Amici  – Referente del Presidio Libera di Brindisi “Antonio ‘Tony’ Sottile e Alberto De Falco” – A nome del Coordinamento Provinciale di Libera Brindisi